giovedì 11 dicembre 2014

FACCIAMOLI FUORI

Impicchiamo i Rom perché rubano nelle nostre case. Arrestiamo i politici perché fregano i nostri soldi. Non paghiamo il canone perché la RAI non la guardiamo. Spediamo indietro i negri perché vendono le nostre borse tarocche. Confiniamo i gay perché ci fanno schifo. Uccidiamo le mamme perché ammazzano i figli. Castriamo gli uomini perché stuprano le donne rimaste, a cui, tra l'altro, togliamo la patente perché abbozzano gli specchietti nei parcheggi. Bruciamo i benzinai perché il petrolio scende ma la super no. Boicottiamo le aziende farmaceutiche perché non ci dicono che i limoni curano il cancro. Mandiamo i musulmani a musulmanizzare a casa loro perché qua ci siamo noi. E poi...sai che ti dico? Ste donne rimaste, senza figli e senza patente, se la tirano pure. Diamogli un po' due schiaffoni che se li meritano.
Restiamo noi, senza palle e senza tv. Forse forse era meglio prima.


martedì 7 ottobre 2014

ULTRACATTOLICI O ULTRÀ CATTOLICI?

Oltre ai rigori di Juve-Roma, c'è un altro argomento molto discusso delle piazze italiane reali e virtuali di questi giorni: le Sentinelle in Piedi.

Organizzazioni e manifestazioni del genere scatenano inevitabilmente scontri d'opinione e cori di indignazione bipartisan, e tra le varie identificazioni affibbiate a questo movimento ce n'è una che mi ha fatto riflettere particolarmente: ultracattolici. Certo, non è strano sentir accostare religione e campagne ideologiche. Siamo nel Paese dove sono state inventate le Crociate, nel tempo in cui abbiamo notizia di giornalisti decapitati per volere divino e con tante altre storie simili passate e presenti. E come ogni volta, a pensarci bene, c'è qualcosa che non quadra.

Come il tifoso da bar, quello che metterebbe sempre l'11 migliore, che caccerebbe gli allenatori, insulta gli arbitri e spenderebbe milioni in campagna acquisti, anche l'ultracattolico parla e si indigna per cose su cui non può nulla e di cui, diciamocelo, neanche capisce molto, assottigliando la differenza che passa tra l'ultra e l'ultrà.

Perché quando queste dimostrazioni vengono definite "silenziose e non violente", il cattolico (quello senza il prefisso incriminato) dovrebbe essere il primo a saltare dalla sedia. Proprio all'interno del mondo cattolico mi è stato insegnato, e mi sono trovato ad insegnare, che la violenza non è soltanto nel pugno, ma è anche nell'odio silenzioso, e in queste manifestazioni di violenza ce n'è, eccome. C'è quando si inneggia al "diritto che mio figlio non giochi con chi è figlio di due madri". C'è quando si afferma che la coppia gay è equiparabile alla coppia formata da un uomo e un cavallo. C'è quando si pretende che la propria opinione sia quella che tutti dovrebbero accettare, costi questo l'annullamento della personalità di qualcuno.

Ma l'ultra (o l'ultrà) questo non lo capisce. A lui l'omosessuale, come il tifoso avversario, fa proprio schifo.

mercoledì 25 giugno 2014

PRANDELLI IN WONDERLAND

Ma perché Rivera è entrato solo a 4' dalla fine? Zidane l'avrei marcato a uomo. Ma dai, Thiago Motta... E Giuseppe Rossi?
È l'anno dei mondiali, e come sempre in Italia si dimostra che il posto da Commissario Tecnico, seppure sia vacante mediamente una volta ogni quattro anni, è il più ambito del panorama nazionale.
E se ognuno ha il suo macellaio di fiducia, dentista di fiducia e artigiano di fiducia, state pur certi che il cittì la fiducia non ce l'ha di nessuno. Tutti avrebbero saputo motivare meglio, gestire meglio, fatto giocare meglio, arbitrare meglio.
Nel fantastico mondo di Internet tutti sanno far tutto. E sentono l'estremo bisogno di farlo sapere al mondo.
Prandelli, stavolta tocca a te. Resta in Brasile un mesetto e aspetta. Manca poco alla bufera sul nuovo acquisto della Juve che inizia a stento.
Tutti avrebbero potuto fare meglio, comprare meglio, gestire meglio...

lunedì 26 maggio 2014

MA IL CIELO È SEMPRE MENO BLU

Chi grida al complotto. Chi odia i terroni. Chi cura gli anziani. Chi 8o€ per tutti. Chi vuole pensioni. Chi ha scarsa memoria. Chi grida Ebetino. Chi #unoxuno. Chi #vinciamonoi. Chi #vinciamopoi. Chi non s'è mai indignato, chi adesso se ne vuole andare. Chi parla di brogli. Chi vuole un governo. Chi va a Porta a Porta. Chi scappa in Libano. Chi Merkel culona. Chi Schultz kapò. Chi la mamma che va a prendere il bimbo a scuola. Chi si commuove. Chi guarda alla Grecia. Chi la gente al potere. Chi il 96%. Chi il 40%. Chi Alfano dov'è. Chi ha perso, chi ha vinto. Chi Napolitano non mi rappresenta. Chi vota Meloni. Chi vota i meloni. Chi il giornalista del giorno. Chi tre governi di sinistra non votati dagli italiani. Chi Enrico Berlinguer. E il cielo è sempre meno blu.

lunedì 19 maggio 2014

PERCHÉ NESSUNO PENSA AI CAGNOLINI

Si cominciò con lo "Psiconano", poi forse si è calcata troppo la mano. È all'ordine del giorno oramai sentir parlare di "sono tutti morti", "Gargamella", "Rigor Montis" ed "Ebetino", ma i cani no. Sui cani non si scherza.
Dopo essere passato dalla culona della Merkel al contrabbandiere di Obama, spaziando per tutto il panorama politico e giornalistico italiano, stavolta Grillo ha, come si dice in gergo tecnico, pestato la merda (di cane).
Parafrasando una frase della moglie del reverendo Lovejoy simpsoniano, l'augurio di vivisezione del povero Dudù ha scatenato un putiferio tale da portare il comico ligure a fare retro-front.
Non il cane, ma il padrone andrebbe vivisezionato! Ed eccoci tornare sui binari. Ed eccoci tornare a sorridere per un'uscita che dimostra ancora una volta che lo sdegno a quattro zampe è più forte di quello in piedi.


domenica 4 maggio 2014

GENNY'A CAROGNA HA DETTO SÌ

Come il più innocuo uomo Del Monte, ieri sera il capo ultras napoletano ha dato il permesso di giocare la finale di Coppa Italia a Roma. Poco importa se ci fossero presenti il presidente del Consiglio, quello del Senato, quelli delle due squadre, quello della federazione, il prefetto, il questore, il capo della polizia, arbitri e capitani. S'è cercata l'approvazione di Genny'a Carogna.
Ma non c'è da prendersela con lui, per carità. Uno con quella maglia dovrebbe avere l'interdizione dal pubblico suolo a vita causa evidente incapacità di intendere e di volere.
C'è chi ha permesso che il figlio di un camorrista, con una serie di DASPO alle spalle e una scritta in petto inneggiante ad un assassino potesse entrare in uno stadio, mettersi cavalcioni sulla ringhiera di protezione, manovrare una curva intera con i propri segnali e decidere il da farsi insieme ai pubblici ufficiali invece di essere portato in un luogo più consono alla sua persona. Un commissariato, un centro riabilitativo, uno zoo.
Il mondo ci guarda e ride di noi.

martedì 29 aprile 2014

WE ARE ONE

Ci sono un americano, un brasiliano e un italiano. Non è l'inizio di una barzelletta, ma quello di una storia che parla di sport, razzismo e differenze.

Da una parte gli Stati Uniti d'America, strano Paese, ricco di innovazioni e stranezze, di eccellenze e contraddizioni, che stavolta ha l'opportunità di dare una grossa lezione al mondo sportivo. E una volta tanto non sarà grazie alle magie di un suo campione di basket o ad un nuovo record mondiale di atletica, ma grazie, o meglio, per colpa di Donald Sterling, proprietario dei Los Angeles Clippers.
"Non puoi farti vedere in giro con i neri!" nello stato di quel Presidente, da protagonista di quello sport proprio non puoi dirlo. Obama si indigna, Magic Johnson si incazza e le altre squadre solidarizzano con la federazione che multa e punisce. 2,5 milioni di dollari e sospensione a vita. In tre giorni il verdetto è scritto e annunciato dal capo della lega Adam Silver, con l'impegno di radiare dal mondo del basket americano il vecchio milionario. Complimenti NBA.

Dall'altra parte il brasiliano in Spagna, che riceve in "dono" da un tifoso avversario una banana e risponde ironicamente raccogliendola e dandole un morso, scatenando sui social network una vera e propria campagna antirazzista "#WeAreAllMonkeys". Il tifoso, individuato dalla società, viene radiato a vita dallo stadio. Complimenti Villareal.

E infine l'Italia e gli italiani. Ennesima chiusura per una curva per episodi di razzismo. Il male è lo stesso in tutto il mondo, ma se in altri Paesi lo si cura col ricovero, qui si prescrive solo un'Aspirina. E per di più il paziente si arrabbia, protesta, fa ricorso. Dopo un anno di polemiche, insulti, multe e squalifiche, siamo ancora a sentire le solite storie.

Da una parte loro. Dall'altra parte gli altri. E noi sempre dalla parte sbagliata.

venerdì 25 aprile 2014

LIBERIAMOCI

È il 25 aprile e come ogni anno si risvegliano gli animi degli italiani. Nel bene e nel male il ventennio e l'uscita da esso hanno segnato le coscienze di chi l'ha vissuto tanto quanto quello di chi è nato decenni dopo.
E come ogni anno, appunto, riecheggiano nell'aria, nei giornali e nel web le solite diatribe: ricordiamoci di..., bella ciao, liberi da cosa? e via discorrendo.
Ma più di ogni anno questo è quello in cui gli echi del tempo che fu sono tornati a far capolino e a far paura. Vecchi slogan e vecchie maniere sono tornate di moda, facendoci capire che col passare del tempo ci stiamo dimenticando di tutto ciò che il nostro bel paese ha passato, perdendo così il rispetto di quello che i nostri avi hanno dovuto sopportare.
Del resto siamo nell'epoca in cui fino ai 13 anni non si conosce nulla di cosa successe nel secolo scorso (grazie Moratti), non si sa chi era Hitler e cosa sono state le leggi razziali del '38, e non possiamo che prendere atto che ci stiamo scordando da dove veniamo e da cosa siamo scappati.
Ricordiamocelo e liberiamoci da questo fardello. Basta con i ventenni, basta con le stragi, vere o augurate che siano, e basta con le invettive. Basta con tutto questo e poi semmai possiamo fare anche basta 25 aprile.

giovedì 20 febbraio 2014

I CERINI DELLA RETE

Come quando ti invitano nel ristorante più in voga del momento e ti trovi davanti un piatto mezzo vuoto e che fa anche un po' schifo e ti rimane quella faccia da "ma perché ne parlano tutti?".
Così eccomi sintonizzato su Raiuno per la seconda serata del Festival di Sanremo, in attesa dell'anticristo venuto dal Canada, tale Rufus Wainwright che, citando qua e là, presenterà al pubblico le sue canzoni blasfeme, si crocifiggerà sul palco dell'Ariston e farà propaganda gay contro la dignità del pubblico cattolico.
Qua si toccheranno picchi di ansia e tensione degni dei due aspiranti suicidi della prima serata.

La presentazione però mi fa salire qualche dubbio: "il miglior cantautore del mondo" (Fazio cita Elton John) entra in scena in jeans, giacca e cravatta e si mette al pianoforte. Beh, un po' soft come anticristo, ma vediamo che combina. Un paio di canzoni, un saluto, baci al pubblico e via.
No dai, scherziamo? E il messia gay? E dov'è la croce? E i papaboy?

Come al solito basta una scintilla e il sempre più accanito "popolo della rete" si accende come un cerino. Petizioni, articoli, raccolta firme e indignazione pubblica hanno spopolato sui social network, quando Wikipedia (cioè quanto di più popolare si possa pensare) neanche accenna a nessuno scandalo riguardo a questo artista canadese nato a New York. È bastato il testo di una canzone di dieci anni fa, una foto "scandalosa" di un suo concerto per scatenare un putiferio, il tutto amplificato dal fatto che Wainwright è gay. È gay e difende i diritti dei gay. E poco importa che la vittima delle sue invettive (di cui tra l'altro non c'è stata traccia a Sanremo) a sua volta ne sbraita altrettante da secoli in direzione contraria, lui non può permettersi! Chi semina vento raccoglie tempesta, si dice. E se si è lanciato fango non capisco come si possa pensare di ricevere in cambio carezze. 

E se lo scandalo porta al dialogo, sia questo sui diritti dei gay o sulle incongruenze della Chiesa cattolica, ben venga, non si inventa nulla. Anche Madonna si esibì crocifissa, De André riscrisse i dieci comandamenti e Cristicchi intona canzoni contro i preti. Insomma, niente di nuovo sotto il sole. 
Come per gli aspiranti suicidi.
Speriamo nella terza serata.

lunedì 17 febbraio 2014

GRIDO D'ALLARME LUNGO LA VALTESINO DI GROTTAMMARE

Un articolo di cronaca nel mezzo di vari articoli "di opinione", scritto per un amico per il giornale L'Ancora-on line.

http://www.ancoraonline.it/2014/02/15/grido-dallarme-lungo-la-valtesino-di-grottammare-per-i-continui-furti-in-appartamento/

GROTTAMMARE – Periodo concitato per la zona della val Tesino. Oltre l’interminabile querelle tra ARPAM e sansificio sulle emissioni di quest’ultimo da tenere sotto controllo, è sconcertante il dato che riguarda la frequenza di furti e rapine che stanno interessando il quartiere. Un senso misto tra impotenza e terrore che serpeggia tra gli abitanti del luogo, che troppo spesso non sentono arrivare dalle istituzioni l’appoggio necessario. Alcune testimonianze raccontano che nella zona tra la chiesa di Madonna della Speranza e Ripatransone ci sono case che sono state “visitate” oramai quattro o più volte. Paura e malumori sono dovute soprattutto agli orari pomeridiani dei furti e da alcuni interventi intimidatori che hanno rivolto alle loro vittime che denotano il poco timore che questi malviventi hanno nell’incontrare i padroni di casa durante le loro rapine. La cosiddetta “Banda del sabato pomeriggio” opera oramai da un anno, sarà per la poca certezza della pena in caso di cattura, sarà per i pochi fondi a disposizione delle forze dell’ordine. Ma in questo proliferare di illegalità, dove a rimetterci sono come sempre i cittadini, qualcuno deve assolutamente prendere provvedimenti.

giovedì 30 gennaio 2014

FATELA FINITA!

"Il tempo va e passano le ore" cantava Alex Britti in un vecchio tormentone estivo. Il tempo va, passano le ore, gli anni i decenni. Ma sintonizzandoci in questi giorni su un qualunque telegiornale ci sembra di aver sbagliato orario e di trovarci davanti una puntata de "La storia siamo noi".
E tra le risse in Parlamento, le ghigliottine della Boldrini, i patti tra vecchi nemici e tante altre solite storie, saltano agli occhi, anzi, alle orecchie, due antichi gridi: "Boia chi molla" e "Bella ciao". Espressioni di pensieri e storie contrapposti, ma accomunate dalla stessa reazione: fatela finita!

A partire dall'ennesimo richiamo fascista dei pentastellati, che dopo lo slogan "Arrendetevi, siete circondati" di MSI-iana memoria, le aperture a Casa Pound e l'amore smodato e violento verso gli ipse-dixit del loro leader, lordano il Parlamento di parole che richiamano inequivocabilmente alla pagina più buia della storia dell'Italia unita. E Tofalo non insulti le nostre intelligenze citando Wikipedia e informandoci che Eleonora Pimentel Foseca portò alla ribalta questo motto prima del Duce. Nell'immaginario collettivo quelle parole sono sinonimo di fascismo, e in questo periodo già complicato l'ennesima dimostrazione di poca attitudine alla democrazia non fa bene.

E quando il Parlamento diventa un ring, i banchi del Governo vengono occupati (sì, ma i titolari dov'erano?), i cartelli gridano "Corrotti!" e la Lupo lamenta uno schiaffo di Dambruoso, dal settore occupato da PD e SEL si leva un canto che parla di partigiani, fiori e libertà. Anche voi, fatela finita. Intonare quel canto quando dall'altra parte si sta trattando una legge elettorale col Male che era da debellare è un insulto a chi dietro a quelle parole ha dato tutto per liberarci dal Male di qualche decennio fa.
Utilizzare il partigiano morto per la libertà come maschera dietro cui nascondere le proprie malefatte è un atto ignobile e meschino. Di quei valori non è rimasto niente, che non restino neanche le canzoni.

Per favore, fatela finita.

lunedì 6 gennaio 2014

IL PARADOSSO DI DARWIN

Un matematico che si rispetti, non può non farsi affascinare dalle stranezze e dai paradossi che vede intorno a sé.
Uno di questi, portato alla ribalta dai fatti di attualità di questo periodo, è la teoria evolutiva darwiniana, secondo cui ogni specie modifica il proprio modo di essere e di comportarsi per adattarsi al meglio al mondo attorno a sé.
Una delle applicazioni più immediate di questa teoria può considerarsi la Sperimentazione Animale: un animale sfrutta le proprie capacità fisiche ed intellettive per sottometterne a sé degli altri cercando così di migliorare il proprio tenore di vita, debellando possibilmente anche alcune malattie che affliggono la sua specie. Darwin. Preciso.
Ma arriviamo al paradosso. Lo spopolare nel mondo di quegli pseudo-animalisti che per salvare un beagle raderebbero al suolo tutto l'Abruzzo (dopo aver salvato i lupi, sia ben chiaro) ci fa pensare che in effetti il modo corretto di vedere il mondo, o perlomeno quello di adattarvisi al meglio, è quello di salvaguardare ratti e cani.
Pazienza se i livelli di educazione e di rispetto per la vita altrui crollano drasticamente. Darwin parlava di sopravvivenza, non di bon-ton. Quindi niente di strano se una ragazza che dichiara di essere sopravvissuta grazie a degli studi che della Sperimentazione Animale fanno una colonna portante viene subissata di insulti. Merita di soffrire, lei. Di morire. Di fare lei stessa da cavia.
Pazienza anche se anni di ricerche su Parkinson, autismo e Alzheimer (oltre che anni di spese e investimenti) vanno mandate in fumo perché dei bifolchi irrompono nel dipartimento di Farmacologia milanese aprendo le gabbie di centinaia di cavie e conigli rendendone impossibile l'identificazione (condannandoli tra l'altro alla soppressione: oltre al danno la beffa).
Pazienza tutto, se Darwin ha ragione loro sono l'anello prossimo della catena evolutiva.
Charles caro, non puoi dire questo. Questa specie non può essere quella che dominerà le scene future.
Se così fosse cambia almeno il nome, qui di evoluzione non c'è alcuna traccia.