martedì 29 aprile 2014

WE ARE ONE

Ci sono un americano, un brasiliano e un italiano. Non è l'inizio di una barzelletta, ma quello di una storia che parla di sport, razzismo e differenze.

Da una parte gli Stati Uniti d'America, strano Paese, ricco di innovazioni e stranezze, di eccellenze e contraddizioni, che stavolta ha l'opportunità di dare una grossa lezione al mondo sportivo. E una volta tanto non sarà grazie alle magie di un suo campione di basket o ad un nuovo record mondiale di atletica, ma grazie, o meglio, per colpa di Donald Sterling, proprietario dei Los Angeles Clippers.
"Non puoi farti vedere in giro con i neri!" nello stato di quel Presidente, da protagonista di quello sport proprio non puoi dirlo. Obama si indigna, Magic Johnson si incazza e le altre squadre solidarizzano con la federazione che multa e punisce. 2,5 milioni di dollari e sospensione a vita. In tre giorni il verdetto è scritto e annunciato dal capo della lega Adam Silver, con l'impegno di radiare dal mondo del basket americano il vecchio milionario. Complimenti NBA.

Dall'altra parte il brasiliano in Spagna, che riceve in "dono" da un tifoso avversario una banana e risponde ironicamente raccogliendola e dandole un morso, scatenando sui social network una vera e propria campagna antirazzista "#WeAreAllMonkeys". Il tifoso, individuato dalla società, viene radiato a vita dallo stadio. Complimenti Villareal.

E infine l'Italia e gli italiani. Ennesima chiusura per una curva per episodi di razzismo. Il male è lo stesso in tutto il mondo, ma se in altri Paesi lo si cura col ricovero, qui si prescrive solo un'Aspirina. E per di più il paziente si arrabbia, protesta, fa ricorso. Dopo un anno di polemiche, insulti, multe e squalifiche, siamo ancora a sentire le solite storie.

Da una parte loro. Dall'altra parte gli altri. E noi sempre dalla parte sbagliata.

venerdì 25 aprile 2014

LIBERIAMOCI

È il 25 aprile e come ogni anno si risvegliano gli animi degli italiani. Nel bene e nel male il ventennio e l'uscita da esso hanno segnato le coscienze di chi l'ha vissuto tanto quanto quello di chi è nato decenni dopo.
E come ogni anno, appunto, riecheggiano nell'aria, nei giornali e nel web le solite diatribe: ricordiamoci di..., bella ciao, liberi da cosa? e via discorrendo.
Ma più di ogni anno questo è quello in cui gli echi del tempo che fu sono tornati a far capolino e a far paura. Vecchi slogan e vecchie maniere sono tornate di moda, facendoci capire che col passare del tempo ci stiamo dimenticando di tutto ciò che il nostro bel paese ha passato, perdendo così il rispetto di quello che i nostri avi hanno dovuto sopportare.
Del resto siamo nell'epoca in cui fino ai 13 anni non si conosce nulla di cosa successe nel secolo scorso (grazie Moratti), non si sa chi era Hitler e cosa sono state le leggi razziali del '38, e non possiamo che prendere atto che ci stiamo scordando da dove veniamo e da cosa siamo scappati.
Ricordiamocelo e liberiamoci da questo fardello. Basta con i ventenni, basta con le stragi, vere o augurate che siano, e basta con le invettive. Basta con tutto questo e poi semmai possiamo fare anche basta 25 aprile.